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Pierino Porcospino è la prima icona della letteratura per l'infanzia: un'icona ambigua e perturbante, che ha saputo imporsi nell'immaginario collettivo fin dalla prima apparizione, nel 1845, non solo in Germania, dov'è considerato un classico al pari di Alice, Pinocchio e Peter Pan, ma in tutto il mondo. Nel Pierino lo psichiatra francofortese Heinrich Hoffmann ha raccolto dieci brevi storie in versi corredate da immagini in sequenza che raccontano le trasgressioni, per lo più severamente punite, di altrettanti personaggi. Inteso come sistema articolato di storielle verbo-visuali, è un oggetto di indubbio interesse: sotto il profilo storico, per le novità che introduce nella tradizione letteraria delle «storie di disgrazie infantili»; nella prospettiva della storia dell'educazione, per le questioni che pone, con la sua ambiguità squisitamente letteraria, in merito al rapporto tra pedagogia e arte, intenzioni autoriali e ricezione; per la peculiare testualità che lo caratterizza, anticipatrice del picturebook moderno; infine, nell'ottica di un'analisi dell'immaginario, anche contemporaneo, attraversato com'è da opposte tensioni, tra desiderio di controllo e spinta utopica. Il volume, corredato da un ricco e articolato apparato iconografico, ripercorre criticamente le vicende storiche del Pierino a partire dalla sua nascita nel contesto della cultura Biedermeier di primo Ottocento, attraversando il multiforme panorama delle sue prosecuzioni, imitazioni e parodie, e si chiude mostrandone, sul filo dello sguardo di Walter Benjamin, l'attualità, che rimanda al cuore della riflessione pedagogica degli ultimi tre secoli: lo scontro tra natura e cultura, libertà e conformazione.